La Conquista Normanna dell'Italia meridionale e della Sicilia

I. I primi incontri dei Normanni nell’Italia meridionale

di Gary Rodriguez

I Normanni furono un popolo coraggioso discendente dagli Scandinavi.1 Si stanziarono nel territorio conosciuto come Normandia, che corrisponde all’odierna Francia settentrionale. I Normanni che giunsero nell’Italia meridionale ed in Sicilia furono mossi da molteplici ragioni. La prima fu il grave sovraffollamento in Normandia, che rendeva difficile lasciare una corretta eredità della terra se si avessero più figli, come nel caso di Tancredi d’Altavilla, 2 che aveva 12 figli, tra cui Ruggero e Roberto. La promessa di lavoro, terra e ricchezza portò molti in Normandia. Uno dei primi Normanni degni di nota che giunse in Normandia fu Riccardo, conosciuto anche come Rodolfo. Egli ebbe l’opportunità di conoscere Papa Benedetto VIII, che stava cercando di sbarazzarsi dell'influenza bizantina nell'Italia meridionale. Riccardo e le sue forze avrebbero attaccato la Puglia bizantina, e la notizia della sua campagna si diffuse e portò i Normanni nell'Italia meridionale. Questa storia è stata registrata da due storici vicini al tempo, uno è il monaco borgognone Radulf Glaber e il cronista francese, Adhemar di Chabannes.3

Oltre al lavoro mercenario e alla promessa di ricchezza, un'altra cosa che portò i Normanni nell'Italia meridionale furono i pellegrinaggi religiosi a Roma o nella stessa Terra Santa. Uno di questi racconti, documentato da fonti primarie, descrive in dettaglio la storia di 40 pellegrini normanni di ritorno da Gerusalemme. Al loro ritorno in Normandia si fermarono a Salerno, in cui erano in corso ostilità tra la città italiana e le forze musulmane che chiedevano tributi. I Normanni semplicemente chiesero armi e cavalli e cambiarono le sorti della battaglia, difendendo le forze musulmane in modo energico e competente. Quelli di Salerno chiesero persino se i Normanni sarebbero rimasti a proteggerli, ma i riluttanti Normanni vollero far rientro in patria, essendo stati ben ricompensati per i loro sforzi. 4

I fratelli maggiori Altavilla iniziarono a farsi un nome a metà degli anni 1030 come mercenari del principe di Capua, tuttavia non trovarono la loro paga adeguata. Ciò li condusse a prestare i loro servigi a Guaimario di Salerno.5 Questo fu solo l’inizio. La famiglia degli Altavilla avrebbe giocato un importante ruolo nella conquista dell’Italia meridionale.

II. La Guerra Normanna

di Brian Schnell

I Normanni hanno un trascorso molto interessante in Sicilia. Iniziando la loro carriera come un esercito a pagamento, alla fine arrivarono a dominare la regione, comprendendo le rotte commerciali di fondamentale importanza nel Mar Mediterraneo. Gradualmente fecero grandi passi avanti per promuovere i loro interessi all’interno della regione. Come? Secondo Guerra nel Mediterraneo normanno di Giorgio Theotokis, lo fecero attraverso l’impiego di tre strategie.

La prima fu di usare le numerose tecniche a loro disposizione. La seconda fu di utilizzare truppe musulmane provenienti dalla Sicilia, uomini che probabilmente avevano acquisito una notevole esperienza servendo i Bizantini. E la terza fu di usare la loro flotta di navi in continua evoluzione.

Durante i primi tempi, i Normanni che si impegnarono nella campagna in Sicilia furono in grande svantaggio. L’ostacolo più grande che affrontarono fu la mancanza di una base operativa principale. Un altro problema che affrontarono fu quello dei numeri; avevano poche truppe. Originariamente, queste non erano preoccupazioni significative poiché i Normanni erano mercenari a pagamento, che giuravano fedeltà a chi li avesse pagati di più. Inizialmente unendosi ai Bizantini nelle loro conquiste in Sicilia agli inizi dell’XI secolo, i loro alloggi furono probabilmente curati e il loro numero ridotto fu bilanciato dal resto dell’esercito bizantino. Ciò permise loro un posto nella Guardia Varangiana bizantina.

Sebbene le fonti non ci diano un quadro chiaro delle ostilità queste suggeriscono che i Normanni fossero formidabili guerrieri. Nel periodo tra la Battaglia di Canne del 1018 e l’intera spedizione bizantina in Sicilia del 1038, i Normanni promossero e vinsero due assedi contro Capua, nel 1024, e Napoli, nel 1027. Risulta interessante notare che, nonostante queste vittorie gli valsero una base permanente, essi continuarono a lavorare come mercenari per chiunque potesse pagarli67

Una volta che i Normanni passarono da mercenari a conquistatori, crearono una base territoriale attraverso le loro tecniche di battaglia avanzate e modulari. Secondo Guglielmo di Puglia, i Normanni fondarono una base operativa nella città fortificata di Melfi, Basilicata, e nelle regioni di Puglia e Campania nel 1041. Guglielmo di Puglia non ci ha fornito una ricostruzione evento per evento della battaglia per la città, ma quello che ci è stato riferito è il conto approssimato dei soldati su ogni fronte. Per i Normanni loro erano “circa cinquecento forti” e i loro nemici, truppe italiane locali, circa sessanta mila. Eppure, nonostante questo incredibile scarto, i Normanni furono in grado di ottenere una vittoria e prendere il controllo della città. 8

Questo è il primo dei molti esempi di come i Normanni avrebbero vinto battaglie nonostante fossero in grave inferiorità numerica. Questo può essere attribuito all’avanzata abilità militare e alle tecniche che avevano originariamente collocato i Normanni nella Guardia Varangiana dell’esercito bizantino. La battaglia di Castrogiovanni del 1061 è forse uno dei migliori esempi di ciò. Roberto il Guiscardo aveva guidato circa un migliaio di soldati (il numero preciso è disputato data l’inattendibilità delle figure medievali), mentre i musulmani contavano circa quindicimila cavalieri e centomila fanti. Attraverso tecniche che saranno descritte nel prosieguo, i Normanni riuscirono a sferrare un attacco che, pur non essendo una vittoria definitiva, respinse l’esercito musulmanto nel castello di Castrogiovanni. Ciò li lasciò con circa diecimila vittime complessive, che fornirono un’enorme spinta morale alla piccola banda dei Normanni.9

Vi erano, stranamente, benefici dall’avere un numero più ristretto di soldati. Ad esempio, ciò riduceva la quantità di risorse necessarie - come il cibo. Rendeva inoltre facile la sostituzione di soldati che non erano più con il battaglione. Il movimento era più veloce e più efficiente. Se si ha un numero ristretto di soldati, diventa più semplice nutrirli. Questo vuol dire che il numero di risorse necessarie era significativamente ridotto e qualunque cosa avessero, questa potesse bastare. Il numero ristretto rendeva anche abbastanza facile sostituire coloro che morivano di malattia o in battaglia, chi veniva lasciato a guardia della città e chi disertava.10 Questo era semplice da realizzare poiché i Normanni avrebbero accolto chiunque fosse stato disposto ad unirsi a loro.11 Da ultimo, muovere trecento uomini in territorio nemico sarebbe stato più rapido rispetto al muoverne migliaia o decine di migliaia nello stesso territorio.

Forse la più importante delle tecniche che i Normanni portarono in Sicilia mentre conquistavano lentamente l’isola fu l’incorporazione della cavalleria nelle loro formazioni di battaglia. L’implementazione della cavalleria permise ai Normanni di creare formazioni più efficaci e di distinguersi dagli altri gruppi di soldati disordinati.

Le prime tecniche di uso della cavalleria degne di nota furono quelle della battaglia di Olivento. Essa ebbe luogo nella regione Puglia nel 1041. Di fronte ad una battaglia in cui sarebbero stati in inferiorità numerica forse di nove ad uno rispetto all’esercito bizantino, numerose bande di Normanni presero una decisione. Si sarebbero uniti sotto il controllo di Umfredo d’Altavilla, che si sarebbe unito a suo fratello Drogone d’Altavilla, e ai Normanni beneventani. Sotto Umfredo servirono Geraldo di Buonalbergo, Riccardo di Aversa e Roberto il Guiscardo. Questa unione dei diversi gruppi di Normanni ha aumentato il loro numero tra i millecento e i duemila soldati e cavalieri. 12

Avere la cavalleria rendeva semplice scomporre l’esercito in tre divisioni. Due cavallerie sporgenti in avanti sui lati e una fila di lancieri intervallati da cavalieri smontati in mezzo. La divisione della cavalleria di sinistra era comandata da Roberto il Guiscardo e quella di destra da Riccardo di Aversa. La divisione centrale era comandata da Umfredo d’Altavilla. Ciò creò una più larga formazione che probabilmente diede ai Bizantini l’impressione che ci fossero più Normanni sul campo di quanti ce ne fossero in realtà.13

Una volta iniziata la battaglia, le unità di cavalleria attraversarono mentre iniziarono ad accerchiare ed attaccare l’esercito bizantino. Questo condusse ad un’importante vittoria e ad una dimostrazione di quanto efficace possa essere una carica pesante se combinata con l’incisività di un battaglione normanno. Secondo Theotokis"

...La chiave della vittoria sta nell’uso della loro tradizionale carica di cavalleria pesante contro un esercito di fanteria eterogeneo… il che dimostra anche che un’unità di fanteria pesantemente armata, ben addestrata e disciplinata non può resistere/repellere un attacco di cavalleria pesante sostenuto a meno che non sia essa stessa supportata da unità di arcieri e cavalleria. 14

Sulla base di ciò, può essere detto che gli attacchi di cavalleria pesante dei Normanni furono così efficaci e potenti che ci sarebbero voluti cavalleria, arcieri e fanteria per fermarne la carica. Il potere assoluto di una carica di cavalleria fu uno dei pezzi chiave nel puzzle della dominazione normanna.

L’altro pezzo chiave della Conquista Normanna della Sicilia furono le loro tecniche modulari. I Normanni non si limitarono a semplici cariche incrociate di cavalleria, furono sempre aperti a nuove tecniche o adattamenti per migliorare l’efficienza. Uno dei momenti più importanti in cui ciò può essere rilevato fu la battaglia di Castrogiovanni nell’estate del 1061. Come detto precedentemente, i Normanni erano significativamente in inferiorità numerica ma in qualche modo ottennero una vittoria che sollevò loro il morale. Questa vittoria fu ottenuta attraverso l’uso di tecniche modulari. Invece di allineare i soldati in divisioni, Roberto il Guiscardo decise di dividere cavalleria e soldati in onde, la prima guidata da Ruggero di Sicilia e la seconda da lui stesso. Ancora una volta, questo portò i musulmani ad avere diecimila vittime e a ritirarsi. 15

Un altro esempio di questo approccio può essere osservato nella battaglia campale di Misilmeri nel 1068. Questa battaglia iniziò come una missione di saccheggio nell’area di Palermo. Durante il saccheggio, le forze della cavalleria di Ruggero si imbatterono in un grande esercito misto di africani e siciliani che li aspettavano. Essi erano già allineati nelle formazioni di battaglia. Ruggero se ne accorse prima che le sue forze si avvicinassero e, rendendosi conto dell’inferiorità numerica delle sue forze, si prese del tempo per riposizionare i suoi uomini. Questo gli valse il vantaggio di un attacco a sorpresa che era stato coordinato secondo le conoscenze pregresse. Le forze musulmane subirono un’enorme perdita e quasi nessuno dei sopravvissuti potè riportare notizie a Palermo. 16

Interessante notare che anche i Normanni, a volte, impiegavano soldati musulmani che avevano servito i Bizantini, si dice che ne fecero un uso significativamente efficace.

Furono in grado di utilizzare questi soldati come arcieri, nella cavalleria leggera ed in varie forme di fanteria. Usando le tattiche degli stessi bizantini contro di loro in combinazione con le tecniche e l’armeria normanne preesistenti, essi resero molto più difficile ai Bizantini contrattaccare poiché presero familiarità con le loro tattiche militari. 17

Un altro sviluppo che contribuì a consolidare il controllo dei Normanni sulla Sicilia fu la loro inclusione di una flotta navale. I Normanni, avendo come antenati i vichinghi oceanici, avevano già nel sangue abilità veliche e navali. Anche se impiegarono un po’ di tempo per riprendere il controllo, sapevano che avrebbero avuto bisogno di una marina efficiente se avessero voluto mantenere il controllo della Sicilia.

All’inizio i Normanni dovettero comandare navi mercantili per traghettare i loro eserciti attraverso lo Stretto di Messina. Dopo il loro arrivo, iniziarono a schierare lentamente la flotta. Ciò gli permise di entrare nei porti e attaccare o controllare le navi mercantili. Al loro apice, i Normanni avevano una flotta di quasi quattrocento navi che trasportavano ottantamila soldati per numerosi scopi. 18

Agli albori, i Normanni in Sicilia avrebbero dovuto fare uso di navi mercantili chiamate dromoni. Essenzialmente queste grandi imbarcazioni erano alimentate da due ponti di remi ed un paio di grandi vele. Questa era la nave più comune nel Mediterraneo al tempo e, in quanto tale, fu questa che i Normanni dovettero usare.19 Col passare del tempo, però, il dromone si evolse nella bireme, che è ciò che Roberto il Guiscardo e Ruggero di Sicilia avrebbero visto. La bireme era molto simile al dromone tranne per il fatto che fosse significativamente più grande (approssimativamente 31.25 metri di lunghezza per 4.4 metri di larghezza), poteva contenere più marinai che potevano servire come soldati ed attingeva ai progressi tecnologici come l’accoppiamento dei remi del timone. Un altro progresso di cui i Normanni beneficiarono fu l’inclusione di armi a bordo. Esempi di queste armi spesso includevano uno sperone avvolto da una catena per speronare le altre navi e sifoni per il fuoco greco per lanciare fiamme che erano montate su piattaforme fortificate sul castello di prua della nave. 20

Durante il loro regno, i Normanni in seguito modificarono la bireme nella loro nave simbolo, la galea. Con 39.5 metri di lunghezza e 4.6 di larghezza, questo tipo di nave era anche più lunga della bireme. Al posto del sistema del doppio ponte di remi, la galea aveva un singolo ponte. I vogatori si sedevano due per panchina in venticinque file su entrambi i lati della nave, nel sistema di remi di nuova invenzione chiamato “alla sensile”. Tuttavia, quando modificarono la bireme, eliminarono i sifoni per il fuoco greco, sostituendoli con lanciatori di proiettili più efficienti come la balista.

Vi furono numerosi vantaggi per queste navi modificate. La mancanza di un ponte inferiore permetteva alle navi di trasportare più rifornimenti e una più elevata quantità di bottino. Migliorarono anche la velocità e la portata. Pertanto, i Normanni furono in grado di portare a compimento gli attacchi rapidi a lungo raggio di cui avevano bisogno per tenere a bada i loro nemici. 21 Questa capacità fu necessaria per impedire ai loro nemici di sferrare attacchi contro di loro. Quando la potenza di queste navi divenne più nota, i Normanni furono percepiti da molti come i nemici più formidabili nella regione.

In fin dei conti si può dire che i Normanni erano destinati a conquistare la Sicilia. Fin dall’inizio furono abili in battaglia e furono in grado di creare un’unità di élite sotto i Bizantini. Le loro tattiche erano abbastanza avanzate ed efficienti, dalla modifica del layout del campo di battaglia, all’uso di cariche di cavalleria contro i bizantini ed altro. Si può anche asserire che la loro flotta di navi fornisse un controllo effettivo sulla Sicilia. Avevano il controllo sia della Sicilia che del suo mare.

III. Una breve cronologia della Conquista, 1060-1091

di Gary Rodriguez

I Normanni furono una spina nel fianco per i principi italiani e le forze bizantine nel continente italiano. La famiglia Altavilla giocò un ruolo fondamentale nel conflitto poiché Drogone, Umfredo, Ruggero e Roberto furono leader delle forze normanne in tempi diversi. Il loro successo non fu facile come lo era stato durante la pacificazione dell’Italia; si scontrarono con Italiani, Bizantini e, nel 1053, con Papa Leone IX e i suoi alleati germanici. Questa opposizione sarebbe stata un catalizzatore per unificare le forze normanne divise. 22 Decimarono le forze combinate contro di loro e la famiglia Altavilla ne uscì vittoriosa. “Goffredo Malaterra sostenne che all’indomani della battaglia Leone li investì delle loro attuali terre, e di ciò che in futuro avrebbero potuto conquistare in Calabria e Sicilia, da tenere ‘come feudo ereditario da San Pietro’”23 Ciò li rese i legittimi regnanti di queste terre nell’Italia meridionale e significava che potessero continuare le loro conquiste senza l’interferenza papale e concentrarsi sul compito da svolgere: liberare la Calabria dalle resistenze bizantine.

Successivamente i Normanni continuarono a pacificare l’Italia meridionale, Papa Nicola II proclamò Roberto il Guiscardo ‘futuro Duca di Sicilia’ nel 1059. Ciò gettò le basi e sostanzialmente diede la benedizione di Dio ai normanni per liberare la Sicilia dalle forze musulmane kalbite che la governavano. I Normanni a questo punto non erano esperti combattenti navali ma potevano fare affidamento sui loro sudditi conquistati, che avevano esperienza in scontri navali in vari contesti culturali.24 L’invasione iniziò nel 1061, quando Ruggero portò “270 cavalieri in 13 navi attraverso lo stretto nella prima ondata e poi 166 nella seconda, nel tentativo di prendere Messina e assicurare il trasporto del resto dell’esercito dall’altra costa calabrese. 25 Questo offrì ai Normanni un punto di appoggio in Sicilia e consentì la consegna di rinforzi e rifornimenti ove fosse stato necessario. Ruggero e le sue forze si trasferirono nella loro città bersaglio, Messina; era vicino al luogo di arrivo e costituiva un’importante posizione strategica. Ruggero e le sue forze avrebbero preso la città e ciò avrebbe garantito viaggi sicuri per le truppe che viaggiavano tra la terraferma e la Sicilia. 26

Successivamente, la principale forza di invasione fu in grado di sbarcare. Si stima che la forza contenesse circa 1000 cavalieri e 1000 fanti. Ruggero avrebbe marciato con le sue fotze sulla Sicilia, in direzione ovest verso la città di Castrogiovanni, che avrebbe consentito loro il controllo del centro dell’isola. 27 Le forze arabo-musulmane si nascondevano al sicuro nelle loro roccaforti. Così, di conseguenza, Ruggero e le sue forze lavorarono per tirarli fuori dai nascondigli operando incursioni lungo la strada di Castrogiovanni. La strategia ebbe successo e gli inflisse pesanti perdite. Detto ciò, il momento non fu favorevole poiché la stagione della campagna era quasi finita e i Normanni dovettero ritirarsi e fortificarsi. 28 La conquista fu sospesa fino al 1063 quando le forze musulmane aumentarono il loro numero e pianificarono un contrattacco per respingere gli invasori. Si scontrarono nella battaglia di Cerami, da cui le forze Normanne uscirono vittoriose dopo aver affermato di aver visto San Martino di Tours, santo vissuto nel IV secolo ed ex soldato, il quale gli fu di ispirazione sul campo di battaglia. 29 Sugli anni successivi le fonti sono relativamente poche. Secondo Theotokis,

Abbiamo davvero poche informazioni su ciò che accadde in Sicilia nei quattro anni successivi agli eventi di Cerami, il che suggerisce o che Ruggero avesse soltanto poche truppe a disposizione, a causa dei conflitti civili in Puglia e Calabria, oppure che i musulmani stessero mettendo su una resistenza all’espansione normanna. Ciò nonostante, ci viene detto che Ruggero mantenne la pressione sui musulmani, soprattutto lungo la costa nord verso la ‘Capitale’. 30

La battaglia successiva combattuta contro i musulmani di cui si parla nelle fonti è la battaglia campale di Misilmeri del 1068. Essa fu una battaglia di imboscata ed una grande vittoria per i Normanni; sebbene in inferiorità numerica, furono in grado di difendersi dalle forze musulmane facendo leva sul fattore sorpresa.31 Dopo l’importante assedio di Bari, l’ultima fortezza bizantina del continente, tra il 1068 e il 1071, la successiva grande battaglia fu probabilmente la più importante dell’intera conquista - l’assedio di Palermo. Usando sia le navi che l’esperienza acquisita durante la campagna sul continente, i Normanni assediarono la città dalla terra e dal mare per 5 mesi fino a quando gli abitanti della città si arresero nel gennaio 1072. Ruggero e le sue forze entrarono a Palermo scalando le mura e forzando la resa delle forze musulmane, a condizione che potessero praticare la loro religione senza interferenze.32 Secondo Theotokis, dopo la caduta di Palermo, “i Musulmani smisero di offrire ai Normanni la possibilità di una battaglia campale e si rinchiusero nelle loro città e nei loro castelli pesantemente fortificati, nel 1072 l’espansione normanna si trascinò per altri 20 anni.” 33 Graham Loud asserì anche che vi fossero molteplici ragioni per il prolungato conflitto. Ciò includeva il fatto che una volta il Duca Roberto avesse preso accordi con suo fratello in merito ai piani per la Sicilia, se ne andò con la maggior parte delle sue forze, lasciando suo fratello, Ruggero, gravemente a corto di uomini. Ad aggravare il problema fu che Roberto avrebbe chiamato suo fratello per il supporto militare, distraendo truppe dalla campagna siciliana. 34 Dopo essere tornato dall’Italia continentale, Ruggero fece buoni progressi nella presa dei territori dell’isola, includendo la fortezza di Trapani nel 1077, Castronovo nel 1078 e Taormina nel 1079, ciò fu fondamentale per dargli il controllo delle aree chiave dell’isola. 35 L’offensiva normanna riprese davvero nel 1086 quando Ruggero iniziò a sterminare le ultime forze musulmane dell’isola, culminando nella resa di Noto, l’ultimo insediamento musulmano della Sicilia.36 Anche se impiegò 31 anni della sua vita, Ruggero aveva finalmente sconfitto l’ultima resistenza musulmana dell’isola.

IV. La perdita dell’Africa Settentrionale

di Bobby Ammiano

La perdita dell’Africa Settentrionale sotto re Guglielmo I di Sicilia nel 1160 fu un colpo grosso per i Normanni e diede inizio ad un lento declino del controllo normanno nel Mediterraneo centrale. Tuttavia, il problema iniziò nel nord Africa anni prima che Guglielmo I fosse regnante dei Normanni. Ruggero II placò una rivolta nell’Africa Settentrionale prendendo in ostaggio lo sceicco Abu I-Hasan al-Furrayani nel 1148 e mettendo al potere suo figlio Umar ibn Abi I-Hasan al-Furrayani in modo tale da poterlo controllare. Tuttavia, questa tattica funzionò soltanto per un breve tempo. al-Furrayani iniziò una rivolta a Sfax e cominciò ad uccidere cristiani nella città il 25 febbraio 1156.37 Sfortunatamente Guglielmo I ereditò questo problema da suo padre, e non fu responsabile di quanto fosse accaduto precedentemente nella regione. Tuttavia, questo non lo fermò dal rispondere alla minaccia. La sua risposta fu uccidere al-Furrayani, il che non diede fine alla ribellione musulmana. Sortì l’effetto opposto. Questo alimentò un fuoco che stava già ardendo. al-Furrayani fu visto come un martire dopo essere stato ucciso da Guglielmo e le rivolte contro il dominio normanno iniziarono a prendere piede in tutta la regione. Iniziarono scontro tra Musulmani e Normanni. Abd al-Mu’min, un signore almohade del Maghrib, iniziò ad assediare la città di Tunisi il 13 luglio 1159. Cominciò con 100,000 truppe ed una flotta di 70 navi, convincendo presto i Normanni ad arrendersi. Il successivo obiettivo di Abd al-Mu’min era Mahdiyah, dove era arrivato il 5 agosto. Mahdiyah aveva una forza normanna di 3,000 cavalieri. 38 Entrambi questi numeri, secondo Stanton, furono molto probabilmente gonfiati, dunque l’esatto numero è ancora sconosciuto. Tuttavia, i Normanni furono completamente tagliati fuori e sconfitti su tutti i fronti, sia per terra che per mare. La flotta normanna inviata per rafforzare le truppe di terra fu sconfitta, all’insaputa della guarnigione normanna. La guarnigione resistette per altri quattro lunghi mesi, esaurendo tutte le provviste, e si arrese ad Abd al-Mu’min. Secondo i rapporti, i Normanni iniziarono a mangiare i loro cavalli una volta che ebbero finito le loro razioni. Abd al-Mu’min entrò nella città di Mahdiyah il 2 gennaio 1160.39 Il dominio del Regno di Sicilia sull’Africa Settentrionale era ufficialmente finito. I Normanni persero il controllo sulla costa settentrionale del Mediterraneo centrale. Questo fu l’inizio della fine della dinastia Altavilla in Sicilia e nel sud Italia. Perdendo il controllo del Mediterraneo, iniziarono in futuro a perdere altri territori.

V. La guerra di Guglielmo II contro l’Egitto e l’Impero Bizantino

di Bobby Ammiano

Guglielmo I morì di dissenteria e febbre terzana nel maggio 1166. Lasciò al suo erede, Guglielmo II, un impero più debole e povero di quello che lui stesso aveva ereditato. 40 Gli storici considerano Guglielmo I un regnante terribile, chiamandolo “Guglielmo il Cattivo”. Tuttavia, secondo Stanton, si potrebbe facilmente dire lo stesso di suo figlio Guglielmo II, che chiama “Guglielmo il Peggiore”. Nonostante lui sia più apprezzato del padre, entrambe le loro politiche portarono al crollo dell’Impero normanno in Sicilia. Guglielmo II aveva soltanto 13 anni quando suo padre m0rì, lasciando sua madre, la Regina Margherita, reggente fin quando non fosse stato abbastanza grande. Ciò, tuttavia, portò a dei problemi sia interni che esterni. I problemi interni riguardavano l’intento di Margherita di centralizzare l’amministrazione statale: sfortunatamente questo condusse a frodi e corruzione commesse dalle persone che la regina aveva nominato. I problemi esterni riguardavano l’intento di Federico Barbarossa di Germania di invadere l’Italia una volta appreso della morte di Guglielmo I. Tuttavia, egli non riuscì mai nell’invasione a causa della dissenteria che colpì il suo esercito prima dell’invasione, costringendolo a ritirarsi.41 Ad ogni modo, una volta che Guglielmo II ascese ufficialmente al trono, passò all’offensiva tentando di conquistare territorio per i Normanni. Il suo primo 0biettivo fu l’Egitto. L’Africa Settentrionale era stata ufficialmente persa sotto Guglielmo I nel 1160. Tuttavia, questa nuova invasione pianificata iniziò nel 1174, tempo presumibilmente necessario per radunare una forza combattente abbastanza robusta. La forza d’invasione aveva 200 navi (36 trasporti, 40 con provviste e 6 con rifornimenti bellici), così come 50,000 fanti e 1,500 cavalieri. L’obiettivo era Alessandria, in cui arrivarono il 28 luglio 1174.42 Ad ogni modo, i cittadini di Alessandria seppero dell’imminente invasione e riuscirono a resistere fino a quando Saladino, famoso sultano d’Egitto, venne a difendere la città. L’invasione fu un completo e totale fallimento. Tancredi di Lecce fece un pessimo lavoro nell’organizzazione delle truppe e i Normanni furono respinti da Saladino e dalle sue forze in mare. Guglielmo II, non prendendo parte in realtà a queste conquiste, non conobbe i rapporti completi su di esse e lanciò un nuovo tentativo di invasione nel 1177. Questa volta fu un successo. Fecero anche un tentativo di razzia ad Alessandria, ma la abbandonarono per ragioni sconosciute. 43

Le successive serie di conquiste che Guglielmo intraprese costituirono il tentativo di conquista dell’Impero Bizantino. Questo sforzo contribuì a porre fine alla potenza navale normanna nel Mediterraneo. I piani iniziarono nel 1185, a seguito di conflitti interni alla stessa Bisanzio. Mentre si preparava per l’invasione, l’esercito normanno era composto approssimativamente da 300-400 navi, 80,000 soldati e 5,000 cavalieri. Questa armata approdò nella città di Durazzo il 24 giugno 1185 e quest’ultima immediatamente si arrese. 44 I Normanni arrivarono poi alla città murata della capitale macedone; la città riuscì a resistere per un po’, prima di essere sopraffatta. I civili all’interno della città furono massacrati, circa settemila furono uccisi. 45 Tuttavia, i Bizantini iniziarono a contrattaccare. I Bizantini affrontarono le forze siciliane nello Strimone, vicino Anfipoli, e sconfissero con successo i Normanni, uccidendoli o catturandoli quasi tutti. La successiva sconfitta normanna fu vicino alla capitale. Quando Tancredi di lecce provò ad attaccare Costantinopoli, lo stretto del Bosforo fu bloccato da una flotta bizantina di 100 galee. Non riuscirono mai a superare il blocco, dunque salparono per tornare a casa. 46 Complessivamente, nonostante i Normanni avessero ottenuto alcuni successi in battaglia sia in Egitto che a Bizanzio, fallirono nella conquista di qualsiasi nuovo territorio. Le campagne ebbero inoltre un costo significativo, poiché sprecarono manodopera e risorse militari in sforzi che non portarono ad alcun guadagno. Guglielmo II alla fine morì e, in assenza di un erede nominato, Tancredi di Lecce prese il trono e fu incoronato re. Come suo padre prima di lui, Guglielmo II lasciò al suo successore uno stato più povero e più debole rispetto a quello che egli stesso aveva ereditato.

VI. La Fine della Dinastia e l’Ascesa di Enrico VI di Germania

di Bobby Ammiano

Entro l’anno 1194, la Dinastia Altavilla dell’Italia Meridionale e della Sicilia ebbe ufficialmente fine. Essa fu conquistata e sostituita dalla Casa degli Hohenstaufen di Germania. Enrico VI si incoronò Re di Sicilia il giorno di Natale nel 1194. Dunque, cosa portò alla caduta dei Normanni? Secondo Stanton, fu la loro incapacità di mantenere la supremazia navale che era stata dimostrata da Ruggero II. Gli eredi di Ruggero II si erano allontanati dalla formula che aveva reso lui vittorioso.47 Dopo la morte di Guglielmo II di Sicilia, Tancredi di Lecce, che era figlio illegittimo del Duca Ruggero di Puglia, fu incoronato Re di Sicilia nel 1189. A causa delle perdite di territori nei tempi dei suoi predecessori, Tancredi non poté fare affidamento sulle tradizionali obblighi feudali per fornire al suo esercito attrezzature e manodopera. Dovette attingere al tesoro della corona, che era stato sempre più diminuito nel tempo a causa delle spese sconsiderate dei suoi predecessori.48 Il privilegio del luglio 1191 di Tancredi su Gaeta ridusse la quota di navi da due a uno. L’acquisto di fedeltà in fin dei conti costituisce uno dei motivi per cui la marina fu così compromessa. Non poté mantenere la flotta.49 Enrico VI di Germania iniziò a conquistare territori in Italia con poca o nessuna resistenza normanna. Essi erano incapaci di impedire ai germanici di invadere. L’imperatore Enrico VI fu alla fine incoronato Re di Sicilia nel Natale del 1194 all’interno della cattedrale di Palermo. I Normanni furono incapaci di evitare ciò a causa delle loro precedenti concessioni e perdite dei territori. 50 Nonostante la Dinastia degli Altavilla fosse ufficialmente finita, i successi furono ripetuti sotto la nuova casa degli Hohenstaufen. Enrico VI morì nel 1197, solamente due anni più tardi essersi autodichiarato re di Sicilia. Il suo successore, Federico II, era il nipote di Ruggero II. Federico II riportò il sangue normanno nel Regno di Sicilia. A differenza dei successori di Ruggero II, Federico II migliorò la supremazia navale sul Mediterraneo ancora una volta, seguendo le tradizioni normanne che avevano portato loro potere e ricchezza. 51


  1. Graham Loud, Age of Robert Guiscard: Southern Italy and the Northern Conquest Età di Roberto il Guiscardo: l’Italia meridionale e la Conquista Normanna (New York: Routledge, 2016), 83. ↩︎

  2. Ibid., 84-85. ↩︎

  3. Ibid., 62-64. ↩︎

  4. Ibid., 60-61 and 66. ↩︎

  5. Ibid., 75. ↩︎

  6. Giorgios Theotokis, ed., Guerra nel Mediterraneo normanno (Woodbridge, Eng,: Boydell, 2020), 14. ↩︎

  7. Ibid., 16. ↩︎

  8. Ibid. ↩︎

  9. Ibid., 21-22. ↩︎

  10. Ibid., 29. ↩︎

  11. Ibid., 49. ↩︎

  12. Ibid., 18. ↩︎

  13. Ibid. ↩︎

  14. Ibid., 20. ↩︎

  15. Ibid., 21-22. ↩︎

  16. Ibid., 22. ↩︎

  17. Ibid., 79. ↩︎

  18. Ibid., 190. ↩︎

  19. Georgios Theotokis, *"*L’invasione normanna in Sicilia, 1061-1072: Numeri e azioni tattiche militari, "La guerra nella storia 17 (2010): 185. ↩︎

  20. Ibid., 185-86. ↩︎

  21. Ibid., 186. ↩︎

  22. Loud, Age of Robert Guiscard, 117-19. ↩︎

  23. Ibid., 120. ↩︎

  24. Theotokis, “L’invasione normanna in Sicilia,” 389-90. ↩︎

  25. Ibid., 391. ↩︎

  26. Ibid. ↩︎

  27. Ibid., 393. ↩︎

  28. Ibid., 393-94. ↩︎

  29. Ibid., 396. ↩︎

  30. Ibid., 397. ↩︎

  31. Ibid. ↩︎

  32. Ibid. ↩︎

  33. Ibid,,400-401. ↩︎

  34. Loud, Age of Robert Guiscard, 164-67. ↩︎

  35. Ibid., 167-68. ↩︎

  36. Ibid., 172. ↩︎

  37. Charles Stanton, Operazioni Navali Normanne nel Mediterraneo (Woodbridge, Suffolk, UK; Rochester, NY, USA: Boydell & Brewer, 2011), 136. ↩︎

  38. Ibid., 136-37. ↩︎

  39. Ibid., 139-40. ↩︎

  40. Ibid., 143. ↩︎

  41. Ibid., 144-45. ↩︎

  42. Ibid., 146-47. ↩︎

  43. Ibid., 147-48. ↩︎

  44. Ibid., 151-52. ↩︎

  45. Ibid., 153. ↩︎

  46. Ibid., 155. ↩︎

  47. Ibid., 128. ↩︎

  48. Ibid., 161. ↩︎

  49. Ibid., 172-73. ↩︎

  50. Ibid., 213. ↩︎

  51. Ibid., 213-14. ↩︎